Tornando alle questioni calcistiche, il sodalizio neroverde si iscrisse nuovamente ai campionati federali FIGC, venendo ammesso direttamente in Seconda Divisione: rinominato Associazione Calcio Pordenone e ormai in piena orbita dell’Opera Nazionale Dopolavoro, nel 1931-1932 arrivò terzo nel girone unico della Venezia Giulia, venendo ammesso alle finali di categoria e quindi promosso in Prima Divisione. Roma; Venezia nel 1907, Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas – antenata dell’attuale compagine gigliata – nel 1912, Parma nel 1913) sarebbero sorti in quegli stessi anni. Una nuova maglia che è indubbiamente d’impatto grazie a una soluzione stilistica rara a vedersi nel mondo del pallone, la quale ancora oggi gode d’una discreta pattuglia di estimatori, soprattutto tra simpatizzanti e collezionisti; diverso è il parere della tifoseria parmense che, pur riconoscendo lo sforzo della dirigenza nel cercar di porre fine alla questione, non riesce ad amare appieno la nuova creazione, ironicamente ribattezzata “ape Maia”. Nel campionato Interregionale di Prima Categoria 1957-1958 la squadra poté avvalersi delle prestazioni di Omero Tognon: già protagonista per undici stagioni con la maglia del Milan, si sdoppiò nella duplice veste di giocatore-allenatore, con Toni Bertoli in panchina. Il Pordenone era stato ammesso alla categoria superiore per ragioni di completamento organici, dopo aver vinto il girone C del Comitato Regionale Veneto-Trentino e giungendo terzo nel proprio girone di finale dei Comitati Lega Nord; subì esso stesso l’influsso del regime, che impose una denominazione sociale decisamente più «italiana»: Terza Coorte A. Salvato, 63ª Legione Tagliamento.
Primo passo per affrontare la nuova e più impegnativa categoria fu la crescita a livello societario: entrarono nel consiglio direttivo Giulio Locatelli (nominato presidente), affiancato da Luciano Savio e Lino Zanussi, insomma il gotha dell’imprenditoria pordenonese dell’epoca. Nei primi anni di vita il Football Club Pordenone militò in Terza Divisione, Comitato Regionale Veneto; «palcoscenico» dell’epoca il campo delle Casermette di via Molinari (ove oggi sorge il Palamarmi, sede delle gare della squadra di hockey a rotelle) su un terreno di proprietà dell’Ospedale Civile che già aveva ospitato un maneggio di cavalleria. La formazione di «foot-ball» iniziò la sua attività in quello stesso anno iscrivendosi al campionato regionale di Terza Divisione con il nome di Unione Sportiva Pordenone. Sia la categoria che il nome non ebbero vita lunga: nonostante il settimo posto finale, sufficiente a garantire la permanenza in Seconda, il sodalizio non si iscrisse al campionato successivo, maglie calcio 2025 e si sciolse per poi ripartire dalla Terza Divisione Venezia Giulia 1927-1928 come Unione Sportiva Pordenonese.
Causa difficoltà organizzative e finanziarie, la dirigenza decise di non partecipare al torneo 1935-1936; l’anno successivo – anche su pressione del Direttorio della Venezia Giulia – il club, nel frattempo resosi indipendente dall’O.N.D., poté iscriversi al campionato, giungendo al 3º posto del proprio girone. Alba nel 1907, S.G.S. Nel frattempo, il nuovo conflitto mondiale condizionerà pesantemente ma non interromperà le attività agonistiche. Nel dopoguerra la ripresa delle attività agonistiche fu pesantemente condizionata da ovvie difficoltà di natura logistica. Siamo nel periodo dell’occupazione tedesca: dal 28 gennaio 1944 e fino alla fine della guerra Pordenone fu bombardata dagli alleati oltre quaranta volte, con decine di morti e danni pesantissimi al centro cittadino come pure ai quartieri periferici, con numerosi palazzi e abitazioni inagibili (municipio compreso), quando non ridotti a cumuli di macerie. La sigla di apertura e quella di chiusura variavano di puntata in puntata ma sempre composte da Savino Cesario, talvolta cantate dal duo Cortellesi-De Luigi nei panni di Vanette e Olmo. L’era Cirielli è ricordata come un’epoca felice, contraddistinta non tanto da successi in campionato, quanto dal fatto che il Pordenone divenne in quegli anni società satellite della Juventus, grazie a una scuola calcio riconosciuta a livello nazionale: diversi giocatori del vivaio neroverde approdarono al calcio professionistico, sia con i bianconeri piemontesi (un nome per tutti: il fantasista Gianfranco Zigoni), sia con altri club di prestigio.
In Italia esistevano già club che avrebbero fatto la storia del calcio nazionale, come il Genoa (fondato nel 1893), il F.C. Le forze di occupazione cominciarono ad andarsene solo a fine ottobre 1918 (non prima di aver fatto saltare il ponte di Adamo ed Eva, sul Noncello), proprio mentre infuriava la pandemia influenzale conosciuta come «spagnola». Essendo molto sottile, era difficile per gli avversari anche solo aggrapparsi alla maglia. Almeno questo discorso vale per le maglia NBA che fanno parte di una vera e propria moda, di uno stile urban molto popolare negli Stati Uniti d’America e che dalla fine degli anni 90 è arrivato anche in Europa. Exostre. Esostra. Ponte di legno che dalla torre degli assedianti si abbassava sulla muraglia degli assediati per entrare nella città. La struttura in tessuto AEROREADY allontana l’umidità dalla pelle per aiutarti a mantenerla fresca e asciutta fino al novantesimo minuto. Esemplare in questo senso la speciale maglia del Celtic che festeggia i 120 anni dalla prima divisa a righe orizzontali biancoverdi del club di Glasgow. Il campionato 1947-1948 fu concluso al 15º posto e conseguente ritorno in Prima Divisione; nel 1948-1949 il Pordenone – tornato a vestirsi di nero-verde – vinse il proprio girone accedendo alle finali regionali: il quarto posto finale non fu sufficiente per il passaggio al campionato interregionale di Promozione (istituito proprio in quell’anno).